In ‘’breve’’ tempo ( circa 5 mesi) conosco praticamente una gran parte della popolazione, soprattutto grazie alla mia autonomia e intraprendenza, oltre che per le attività svolte come animatrice in un centro di accoglienza e aiutante educativa in una scuola di infanzia. Così fra lavoro e viaggi, fra eventi di organizzazione di Zumba e di arte/ fotografia, fra un salto al centro commerciale e un giro da Continente per fare la spesa per la casa, i dodici mesi sono volati.Ho imparato a convivere con i nuovi coinquilini. Ce l’ho messa veramente tutta per integrarmi in un ambiente nuovo per me e, in parte, ci sono riuscita. Ad alcuni amici scrivevo: <<Stare qui mi sta facendo capire come in fondo il nostro Paese sia importante e riconosciuto. Nei supermercati, se un cibo ha un nome che suona italiano è sempre quello che ha il prezzo più alto. I prodotti della Barilla e della Ferrero mi fanno sentire a casa! >>.
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La mia esperienza necessiterebbe di anni per essere razionalizzata e compresa fino in fondo. L’anno all’estero è sicuramente caratterizzato da forti emozioni, desiderio di conoscenza, voglia di imparare e grandi stimoli. La lezione più grande che ho acquisito è stata quella di maturare la capacità di sentirmi a mio agio in qualsiasi situazione o luogo senza perdere la mia individualità. Accostarsi al "diverso" è il preludio della conoscenza di qualcosa da scoprire, che può essere bene o male, ma resta comunque la strada giusta da percorrere. Forse trascorrere un anno fuori è stata, finora, la decisone migliore che abbia mai preso nella mia vita.
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