PROGETTO “EVS Unites Youth”, ERASMUS+ Francesca Quitadamo, 22 anni Lettonia
“Vado a vivere in Lettonia per un anno!” Giovedì 2 agosto 2018. Ho un biglietto aereo Venezia-Riga, solo andata. Una sensazione che non avevo mai provato prima, dato che prima di questo giorno le mie esperienze di viaggio avevano sempre previsto una data di ritorno a casa. Ma questa volta è diverso: parto per rimanere un anno lontano da casa, dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla mia regolare quotidianità. Non so bene cosa mi aspetterà in Lettonia. Ho solo due certezze: una città, Rezekne, e un progetto europeo. Trovo ad aspettarmi all’aeroporto Tibo e Capucine, altri due volontari che lavorano nella mia stessa organizzazione. Iniziamo a chiacchierare e a conoscerci: ogni piccola cosa che mi raccontano del loro EVS a Rezekne mi rende sempre più curiosa e determinata ad iniziare questa nuova esperienza. Dopo poco più di un’ora finalmente arriva il momento di prendere il treno che da Riga mi porterà, dopo tre ore e mezza, a Rezekne. Il viaggio sembra interminabile e lungo il mio tragitto continuo a vedere boschi, alberi, ampie distese di terra e di tanto in tanto qualche stazione dove il treno si ferma per poi ripartire. Arrivata alla stazione di Rezekne incontro Natasha e Dace, due colleghe dell’ufficio, e mi accompagnano a casa. Si tratta di un appartamento in centro città, mi piace. Per fortuna non sono sola ma ho un coinquilino, Arman: il mio primo coinquilino; un ragazzo armeno con cui da subito sembra venirsi ad instaurare un buon rapporto. Parliamo molto, ci confrontiamo e un po’ per volta comprendiamo quanto, sebbene i nostri paesi siano geograficamente molto distanti, le nostre culture abbiano molto in comune: il valore ed il significato della famiglia e il pranzo della domenica tutti insieme sono solo alcune di queste. I giorni passano e conosco nuove persone, principalmente giovani volontari che come me stanno svolgendo il loro EVS. Mi piace entrare in contatto con nuove persone e ascoltare le loro storie. Penso che da qualche parte nel destino siano già scritti i nomi delle persone che incontreremo sulla nostra strada: è qualcosa di affascinante! Il mio progetto per il quale sono stata chiamata a venire in Lettonia mi piace: lavoro nell’ufficio della mia organizzazione e il mio compito è quello di aiutare a scrivere e trovare nuovi progetti europei ai quali partecipare e collaborare. Inoltre insegno italiano e tedesco due volte alla settimana in un centro dove si svolgono attività per senior. la classe che mi è stata affidata è costituita da circa una decina di signore che mi hanno accolto molto calorosamente, e il fatto che io già sapessi parlare in russo ha giocato un ruolo importantissimo in quanto si sentono libere di chiedermi chiarimenti in merito a qualsiasi dubbio. Inoltre è ne approfittano per chiedermi qualcosa in merito al mio paese, ai miei studi, al motivo che mi ha spinto a venire a vivere per un anno in Lettonia. Insegno italiano anche a due ragazzini di 14 anni: grazie a loro mi rendo conto ogni giorno di più di quanto per le persone che vivono in questo posto siano importanti le lingue straniere. Tutti parlano due lingue: il lettone e il russo. Il rapporto nei confronti della lingua russa non è dei migliori, in particolare per via delle vicende storiche che hanno tenuto la Lettonia sotto il controllo dell’Unione Sovietica fino al 1991. In molti se possibile cercano di evitare di parlare in russo. Personalmente ritengo il bilinguismo un grande vantaggio, e mi viene pertanto difficile pensare a come questi, se potessero, sceglierebbero solo il lettone come unica lingua per la comunicazione. Rezekne è una città particolare e che si distanzia parecchio dalla città in cui vivo in Italia. La cosa che ha suscitato in me una delle più grandi impressioni è come la gente attraversi la strada quando il semaforo diventa verde: in Italia e in tutti gli altri paesi che ho visitato i pedoni seguono di norma l’andamento delle strisce pedonali, ma qui non è così. Dal momento in cui il semaforo per i pedoni diventa verde tutte le macchine provenienti da qualsiasi direzione si arrestano, ed ecco che le persone attraversano la strada liberamente, in diagonale, senza curarsi delle strisce pedonali. Molti volontari ma anche altre persone del luogo dicono che Rezekne non abbia nulla da offrire, che non ci sia niente da fare. Io penso invece che di quello che c’è non manca niente: almeno dieci supermercati (e una notevole concorrenza di conseguenza!), tantissimi negozi second-hand, il lago, la natura. Forse vivere in una città come Rezekne ha i suoi vantaggi: non si corre il rischio di sperperare troppi soldi e spinge a spostarsi di più per viaggiare. Adoro viaggiare e in questo anno spero di visitare quanti più posti possibile. Ogni volta che mi reco a Riga ne scopro un nuovo pezzetto, e conto di riuscire a scoprirne la maggior parte durante quest’anno. Da quando sono qui sono già stata in Slovenia e presto andrò a Tallinn con altri volontari che ho conosciuto grazie al mio progetto. Spero di riuscire a visitare anche a Vilnius, dato che raggiungere questa città da Rezekne è estremamente facile, e se possibile a Mosca: alla stazione ferroviaria di Rezekne passa il treno che viaggiando di notte porta a Mosca. Questa è una possibilità da non sottovalutare! Una delle frasi che da quando sono arrivata ho sentito pronunciare più spesso è “sei pronta ad affrontare l’inverno lettone?”. Probabilmente no. Ho sentito dire che la temperatura scende di parecchi gradi sotto lo zero, e si intende -20 o -30. Sarà difficile, ma penso faccia tutto parte dell’esperienza EVS. Francesca