Mi metto in situazioni probabilmente pericolose, solo per vedere come riesco a uscirne, e quando ne esco so di aver forse sbagliato, ma so anche che ricorderò di quella volta che me la sono cavata e che quindi, a confronto, quell’esame o quella visita, non sono nulla. E ogni volta che mi sento sbagliata o che penso di aver fatto brutta figura, mi ricordo che io sto viaggiando, cambiando continuamente, senza aiuti, parlando un’altra lingua, facendo mille cose e soprattutto mi ricordo che faccio tutto questo nonostante il mio carattere e le mie difficoltà.
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Durante lo SVE ho capito questo, va bene migliorarsi, ma non serve stravolgere il proprio carattere. Ho pensato di scrivere questo articolo perché lo SVE è un’opportunità fantastica e potrei raccontare tante altre cose, i viaggi, le persone conosciute, le differenze culturali. Ma lo SVE mi ha anche ricordato come io non mi senta adatta a certe situazioni, in particolare durante i corsi di formazione. Ho apprezzato l’idea di utilizzare un tipo di educazione non formale, ma credo che l’intento di permettere l’espressione di ognuno, si vada a perdere nella ricerca costante del lavoro di gruppo, senza rispettare davvero il carattere della persona.
Tuttavia ritengo sia stata formativa anche questa esperienza, ho imparato un po’ di più a muovermi in queste situazioni anche se non mi trovavo sempre d’accordo. Mi incuriosisce il mondo dell’educazione e sicuramente approfondirò questo metodo per capire come può adattarsi alle diverse persone. Va bene, fine della parte in cui mi lamento, in un italiano pessimo dato che non leggo un libro da mesi. Dicevo che amo tutto del viaggio, amo il terrore di perdere l’ultimo treno e trovarsi da soli in stazione, amo le incomprensioni con le persone, amo rimanere affascinata dalle cose banali e perdermi in modo banale. Amo perdere tempo sui mezzi di trasporto invece che arrivare in fretta con la macchina. Amo tutto del viaggio, perché se non avessi viaggiato non avrei mai scritto questa pagina. |