PROGETTO “EVS-TREASURE HUNT”, ERASMUS+ Cristiana Capecchi, 25 anni Portogallo
Tra le tante attività che ho fatto durante il mio SVE, ho avuto l'opportunità di lavorare con due giovani rifugiati eritrei, Johwanes e Michael. Hanno partecipato al corso di grammatica inglese per principianti, che offrivo qui nella Casa da Juventude di Amarante, per una durata di circa due mesi da Aprile a Giugno. Una volta terminato, ho deciso di proseguire per un altro mese, solo con loro, dato che la comunicazione era ancora difficile poiché il loro inglese era ancora molto elementare. All'inizio l'idea era di concentrarsi sull'ampliamento del loro lessico e quindi riuscire a tenere una conversazione più complessa, ma poco dopo, Miguel, il coordinatore della CJ mi ha proposto di tenere un workshop durante lo youth exchange Touch, nel mese di Lugliosulla tematica di rifugiati e migranti, una bella sfida per noi. Ho chiesto ai ragazzi se la cosa potesse loro interessare, se fossero disposti a raccontare la loro storia, e hanno accettato. Non è stato facile, data la difficoltà di comunicazione, ma mi sono documentata sulla storia dell'Eritrea, ho letto report di Amnesty International, Human Watch Rights, vari articoli online, mi sono aggiornata, comunque sapevo molto poco sulla storia e l’attualità del paese. Abbiamo passato il mese a preparare il workshop, i ragazzi mi hanno raccontato le loro storie, come sono arrivati dall'Eritrea al Portogallo, le difficoltà e i pericoli che hanno dovuto affrontare, abbiamo riunito tutto questo in una specie di articolo che hanno potuto leggere durante l'incontro. Il mio “compito” durante il workshop, è stato quello di contestualizzare le loro storie, ho raccontato perché molti eritrei fuggono dal loro paese, spiegando la situazione politica, il servizio militare obbligatorio e infinito, la povertà, la censura, l'isolamento di questo paese nei confronti del mondo. Insieme a noi, c'era anche il responsabile della struttura che li ha accolti qui ad Amarante. Il pubblico ha avuto la possibilità di fare domande, ma è stato incredibile quando Johwanes, con tutta la sua timidezza, ha chiesto ai ragazzi nel pubblico perché noi europei ci sposiamo così tardi o non ci sposiamo proprio e di conseguenza perché le famiglie in generale hanno solo uno o due figli, un argomento di cui abbiamo sempre parlato durante le nostre lezioni. Abbiamo concluso il workshop suonando due canzoni tradizionali eritree e abbiamo ballato tutti insieme. La preparazione e l'evento in sé sono stati impegnativi e emotivamente difficili, avevo tantissima ansia e il timore di magari aver chiesto loro troppo, ma i ragazzi sono stati bravissimi e sono veramente molto orgogliosa di loro. Questo workshop è una delle mie soddisfazioni più grandi del mio SVE e, se ne avrò la possibilità, vorrei continuare a lavorare con rifugiati.